ho aspettato i 51

ho aspettato i cinquantuno per rendermi
conto di non sapere come essere felice

felicità io l’ho confusa a volta con la gioia
a volte con l’allegria a volte con il corpo

tuo caldo aderente a mio nel punto
in cui la notte non ha unità di misura

a volte con le braccia dolci che ti sono uscite
dalla pancia a volte con l’urgenza cieca

di comunicare a volte con la fame di conosce
nza a volte con l’essere in un certo posto

in un certo momento esserci lì con tutto
il corpo – vivo – finché le date non sono scadute;

ai cinquantuno mi sono accorto che non sapevo
essere felice – che avevo mescolato quella

cosa – la felicità – con elementi torbidi e furbi
con l’insoddisfazione con l’appetito insaziabile

mi sono sbalordito così di avere allestito tutto
per essere felice come a una festa di cui ero

il festeggiato e il primo invitato e la bossavo
mentre la casa era illuminata nella notte

con la musica da dentro le voci io la bossavo
uscivo fuori nel buio e mi vedevo da lontano

alla finestra con il bicchiere in mano che mi
cercavo fuori nel freddo e non mi trovavo

[niente di personale]

ho ordinato con lo sconto del 64%
e sono dimagrito

ho risolto i miei problemi di udito
con una prova a costo zero

ho scelto Verisure
ha protetto la mia casa e la mia famiglia

le ragazze vogliono conoscermi
mi manderanno prima un messaggio

Link per me. qua

appuntamenti sessuali nella mia città
ho fissato subito una data
mi sono iscritto subito. qua

mi sono dimenticato
degli aumenti di tariffe elettroniche
per i prossimi 25 anni

ho navigato fra le categorie
e ho reso l’anno scolastico più piacevole

ho alleviato il dolore
il peso
la fatica

ho scoperto ora
prima che finisca di nuovo

parassiti, amore & marxismo

il lavandino era pieno di pidocchi il loro
corpo era adagiato come caduti in guerra

su un lato con le zampe raccolte in preghiera
uno sterminio di queste bestioline che ci ama

no i parassiti sono gli amici migliori non mento
no su quello che prendono sai quello che rendo

i vermi intestinali sono lì che fanno la loro vita
dentro di me – amore – non fosse per il prurito

potrebbero starci per sempre mi sopravvive
rebbero – ciechi amici di questo rapporto marx

la verità del dominio borghese è definitiva non
l’uguaglianza, non la libertà, non la fraternità

è roba bellissima ed è falsa, un alone sentimentale
una rivoluzione quello che conta davvero sono i succhi

che il parassita si prende per sé mi tira via dal
centro del corpo – amore – l’amore è economia

i parassiti sono nelle leggi della storia, quelle ke
agiscono indipendentemente dal fatto che le realizziamo

o meno non dobbiamo lottare per loro, succedono,
succedono e basta, dice il verme che si contorce dentro

di me e mastica e si riproduce pregando la mia carne
la mia merda di essere sempre per lui una razzia infinita

meme generazione

la mia generazione andava a scuola a piedi
aveva due libri soli ma bastavano per imparare

il rispetto l’educazione e l’eroina la mia genera
zione immaginaria gli bastava niente per gioca

re non aveva bisogno del cellulare la mia genera
zione andava a gruppi ti isolava la mia genera

zione ti chiudeva le vie di fuga ti soffocava
eravamo come delle bestie affamate come ora

la mia generazione aveva valori seri storie vere
goldrake mazinga zeta credevamo nella giustizia

nella lealtà nelle tette di tini cansino nelle luci
elettriche del drive in five nella sua lingua before

biforcuta la mia generazione immaginaria è nata
per restare come le pile dei walkman a cassetta

siamo le pile rimaste dentro la plastica sony per
decenni ad ossidare siamo verdi come la bile

siamo vecchi mostri che girano nei loro apparta
menti facendo i versi la mia generazione è arrivata

al momento che può solo ricordare e selezionare
e giustificare e soprassedere e odiare, soprattutto

come delle statue che divorano risorse e si sorrido
no annuendo fingendo di non stare anno dopo anno

[scomparendo

anche il tuo schermo è un migrante

anche il tuo schermo è un migrante anche
lui ha attraversato miglia di terra e di mare
anche il silicio che si scalda il coltan anche
i semiconduttori dentro la tua cosa che tieni

in mano anche quelli sono migranti anche
loro hanno lasciato la loro terra per venire
qua in europa a morire a renderti felice ke
anche la tua felicità è un migrante anche

quella non sta dentro di te viene da zone
del cosmo che non hai mai visto e che non
vedrai mai anche quella abita la tua casa
qua in europa anche la tua soglia d’attenzione

è migrante consuma tempo e spazio
hai mai pensato a quanta energia serva
per migrare da un posto all’altro quanto
vuoto orizzontale serva per precipitare fino

al piccolo spazio che hai dentro di te quel
piccolo sgabuzzino in cui sono precipitato
anche io qua — quanta energia per una cosa
ke dura così poco e di cui non puoi fare a meno

anche il tuo prodotto, la tua felicità, la tua soglia
d’attenzione sono migranti che sono partiti da
anni hanno consumato risorse sono stati presi
in ostaggio sono stati mutilati per arrivare

sfiniti con gli occhi annebbiati per arrivare fino
a quel piccolo spazio che gli avevi dedicato
hai controllato il tracking per tutto il tempo e ora
premi contro per farli entrare e schiacciando

ne esce la polpa cola tutta fuori per la strada
finché non ti resta in mano solo l’architettura
cieca lo scheletro della cosa migrata che ora
si è tutta rovinata — oh spiace — ma va buttata

alla terra non frega di essere annientata

alla terra non frega di essere annientata
non è una madre di nessuna razza uma
la terra è un corpo immerso nello spazio
che non pensa e non soffre muta da 4

da quattro miliardi e mezzo di anni muta
il suo corpo il suo stato dentro di sé anni
entano e germinano cose storie ecosiste
mi biomi massi di pietre infinite ecce homo

ecco se l’uomo scavasse al centro della te
rra e vomitasse veleni e rabbia e scarti
dentro riempisse il nucleo della sua morte

la terra non ci serberebbe rancore non senti
rebbe nulla ci lascerebbe schiantare nel
vuoto cosmico per poi riprendere a vorticare

se uno vedesse il fuoco

se uno vedesse il fuoco e non sapesse
che brucia penserebbe a una mera
viglia uno spettacolo dello spazio così
io vedendo da lontano la tua belle
zza ho pensato a uno scintillio del
cosmo lì a pochi passi da me e mi
sono avvicinato per toccarla la

la tua bellezza e quella si è aperta
mi ha addentato il braccio e poi il seno
sinistro, ha continuato a divorare sino
al cuore che – il cuore – ha parlato
ha detto essere così morsicato non mi
dispiace i fori dei tuoi denti fanno
uscire i miei umori segreti ed il tuo morso

a te m’inticatena e tanto la mia mera
viglia occide tanto la tua riluce
gli inferni dei miei organi interni

adesso che sei qua a questo punto
e virgola della tua vita con tutte le

tutte le cose che hai toccato in questi
anni tutte quelle che hai stretto succhiato

ora che sei arrivato a tanto e non è niente
che sei un’escrescenza di carne uscita

tutta intera e staccata dal corpo precedente
adesso che sei qua in questo momento

i gomiti sulla finestra a fissare il fondale
ora allunghi la mano tendi il dito dentro

spingi per sfondarlo il senso vedere dentro
sentire il succo che cola dal reale fino a terra

invece resti così come me con il polso piega
con il polso piegato nel mezzo del vuoto

l’indice anche lui è un pezzo di carne perso
nella spazio cieco del paesaggio che non

c’è più — e ti ritrai dentro casa — come una
bestia che aspettava lo sgozzamento dentro

l’amore della famiglia in vetroresina e fibre
naturali di argilla espansa e calciocemento

invece { termina tutti i processi così senza
sforzo — salva tutti i dati — sali sopra il coso

sali sopra al palco quando ti chiamano e inizia
a declamare “adesso che sei qua a questo punto”

e poi prosegui a rileggere ogni singolo verso ogni
lemma ogni connettore semantico finché non sarà

consunto}

Voghera 2021

c’è un eccesso di zelo di quando metti mano
quando cadi per terra con il colpo in canna


occupo anche io il mondo ti sembrerà strano
mentre giri per la strada con il ferro sotto


mentre affondo dentro di te il mio peso tu
ti tuffi all’indietro come un delfino sull’asfalto


ti disturbo se mi metto qua nella traiettoria
capisco che ti do fastidio se sono qua in mezzo


c’è un eccesso di zelo nel come mi hai forato
mi hai trapassato ed è stato un fastidio pensa


a terra hai scaricato all’improvviso dentro
hai salvato la nazione del tuo corpo inviolato


hai ejaculato – ti avevo davvero scocciato
adesso non sono più niente – ti somiglio


per terra che scolo – come te sono arenato
– sono fatto tutto di precedenti – non ho più


un passato – hai avuto davvero un eccesso
di zelo hai fatto più bella la via hai fatto pulizia


del foro d’entrata e d’uscita hai aperto una via
adesso puoi respirare fascio – hai fatto la polizia

anima piccola parvula che non esisti

anima piccola parvula che non esisti
campo elettrico-magnetico bagnato
che ti sei messo in moto quando sono
uscito fuori o forse ancora dentro


nel tuo spettro rientrano le cose che
le mie parole che ho scritto le rime
che ho messo giù a dodici anni le
tutte le cose che sono stato e quelle


che non ci sono riuscito – ogni cosa
era dentro il tuo campo elettrico nelle
tue acque rotte e odorose nei succhi


così stasera sono qua che mi rileggo
mi ricerco e sento il fruscio della tua
energia che pulsa e consuma il tempo


tra la partenza della lavapiatti e il salto
nervoso del cane che vuole svuotarsi