Poesia in memoria della mozzarella scaduta da cinque giorni inopportunamente mangiata dalla poetessa Alessandra Racca

cosa che mi sei entrata in bocca e pare
vi cosa buona tonda come la mia sfera inter
na bianca come la mia testa quando la oppri
mo con le dita nella parte centrale: cosa

andata oltre la tua data di scadenza per cinque
volte tagliata e sventrata in fette sottili
che in bocca ho messo con la mano e poi schiaccia
to con nocche e dita pressata fino in fondo alla

alcuni pensano che alla fine della bocca si apra
una voragine che porta alle interiora del corpo:
è invece un tappo di carne che pressato da aria

e cose ne assume le sostanza per sustanziazione
e diventa con tempo un iperosso che sale poi fino
alle cervella e le schiaccia con grande diletto del

capo: cosa, dicevo, che sei entrata in bocca ora
germogli cose nel mio interno (id=”stomaco”) e fila
menti ne escono dal mio addome e dalla coda: ora

mi vedi in versione vaginale, fetale, a terra
a dire come eri buona, a dire come sto male