poesia di natale

evidentemente scrivevo le mie poesie
come se fossi una popstar di cui tenevo

pezzi di corpo ritagliati nel diario scola
stico: la poesia da traduzione in cui il metro

tutto è suono diceva quello che dalla cui bocca
gli strauscivano pezzi di roccia brutta e allitera

zioni che strascikavano macchie tutt’intorno alla palla
che nel centro della stanza mandava i luccicorosi che sai

sono stato anche io robert smith a volte con la voce
con il corpo sono stato anche flaubert sono stato

la rettore sono stata piena di caffè nero bollente
mi sono tagliato le vene piene di architetture e di

compulsioni, ora non ricordo bene, sono stato la mia patri
stica e la mia enigmistica: sono stato il fumo negli occhi

di quel fuoco che non fa arrosti; figlio mio gira la carta
e c’è la merda; sono stato quello che sentivo, vedi,

sono stato tutto quello che mi entrava e usciva e non lascia
(rmi) segno: le pareti interne del mio tubo lacrimale erano

troppo umide per tenere a palla tutto quello che ci entra
va negli anni in cui ero chiunque perché non ero niente;

oggi sono come han solo che cerca la toilette nella base
aliena e non la trova; tanto è il valore delle parole che

tutto sembra avere il potere di non fermarsi mai di cambiare
il tuo dolore è la forma interna del mio, così è se vi pare

come la partita iva che torna dal lavoro alla sera sotto la
luna e a casa lavora ancora e poi chiude gli occhi e lavora

nel sonno suda e pensa oh dolce luna, luna bifora binaria, lu
na aristotelica luna a otto bit luna interrogabile scriptabile

non vedi che non dormo che non chiudo occhio luna scendi tu
a togliermi il respiro per la parte di notte che ancora mi

il tuo dolore è la forma interna del mio, una spora suppurosa
che mi spopola tutto il database delle forme verbali e del rima

rio che tengo da sempre sotto al mio cuscino dei capelli in caso
di emergenza rompere la metrica usare i tropi con attenzione