anche il tuo schermo è un migrante

anche il tuo schermo è un migrante anche
lui ha attraversato miglia di terra e di mare
anche il silicio che si scalda il coltan anche
i semiconduttori dentro la tua cosa che tieni

in mano anche quelli sono migranti anche
loro hanno lasciato la loro terra per venire
qua in europa a morire a renderti felice ke
anche la tua felicità è un migrante anche

quella non sta dentro di te viene da zone
del cosmo che non hai mai visto e che non
vedrai mai anche quella abita la tua casa
qua in europa anche la tua soglia d’attenzione

è migrante consuma tempo e spazio
hai mai pensato a quanta energia serva
per migrare da un posto all’altro quanto
vuoto orizzontale serva per precipitare fino

al piccolo spazio che hai dentro di te quel
piccolo sgabuzzino in cui sono precipitato
anche io qua — quanta energia per una cosa
ke dura così poco e di cui non puoi fare a meno

anche il tuo prodotto, la tua felicità, la tua soglia
d’attenzione sono migranti che sono partiti da
anni hanno consumato risorse sono stati presi
in ostaggio sono stati mutilati per arrivare

sfiniti con gli occhi annebbiati per arrivare fino
a quel piccolo spazio che gli avevi dedicato
hai controllato il tracking per tutto il tempo e ora
premi contro per farli entrare e schiacciando

ne esce la polpa cola tutta fuori per la strada
finché non ti resta in mano solo l’architettura
cieca lo scheletro della cosa migrata che ora
si è tutta rovinata — oh spiace — ma va buttata

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