stanotte ti ho sognata che ridevi
avevi gli occhi da lince quando il
ridere te li riempie di stellette
e si capisce che non stai capendo
niente quindi tutto: eri francamente
un intero quartiere residenziale che
crolla con sbuffi di vapore cinese
e lascia vedere le colorate geometrie
svedesi: come quando siamo stati in quella casa norvegese del figlio {e ogni parete era una forma diversa: stella, pentagono, cubo, come nei giochi della nostra futura figlia {e noi pensavamo che fosse magari morto:
}} //ricorda qui la fine
quindi la cenere del nostro attuale stato non c’era nel sogno {la finestra che non dà nel cielo; i suoni che non muoiono nelle stanze; la notte {spenta come un radiotelevisore acceso o uno stato facebook che nessuno può vedere} c’erano ancora quindi i colori {pochi, quelli che servono {quelli senza pantone: luce; i tuoi occhi; un quadro alle tue spalle che non vedevo; la forma della finestra che non ricordo}
}
spero di rivederti ancora in forma animale, così come eri, come giaci nel sogno che non ho avuto, come le tue preferite forme verbali